La prima stagione della serie TV di The Last of Us, diretta da Craig Mazin (Chernobyl) e Neil Druckamnn (autore dell’opera videoludica uscita originariamente su PS3), si è conclusa da pochi giorni con il nono e ultimo episodio. Siamo qui dunque per esplorare pregi e difetti di una trasposizione televisiva dalla qualità visibilmente elevata e una fedeltà molto vicina a quella del videogioco, grazie anche al contributo di Neil Druckmann stesso.

Prodotta da HBO Max, la serie è composta da 9 episodi di durata variabile tra i 40 e i 50 minuti. The Last of Us è sempre stato un titolo dalla forte componente cinematografica che meritava una versione in carne e ossa degna dell’opera originale. Ecco, dunque, che dopo ben 10 anni dall’uscita del gioco abbiamo modo finalmente di parlare della serie televisiva e di come l’adattamento sia stato realizzato.

Pedro Pascal e Bella Ramsey: i due protagonisti

Sin dalle prime immagini rilasciate, abbiamo nutrito forti speranze per questo adattamento televisivo, in quanto The Last of Us non è solo un’opera videoludica dalla forte carica emotiva ma anche la storia del rapporto tra Joel ed Ellie, che inizialmente risulta fortemente distanze ma che man mano si rafforza come quello tra un padre e una figlia. Per la serie, si è deciso di optare per Pedro Pascal nel ruolo di Joel e per Bella Ramsey in quello di Ellie. Nonostante ci siano state forti critiche riguardo la somiglianza dei due protagonisti con le loro controparti videoludiche, i due attori riescono egregiamente a comunicare e accentuare l’aspetto caratteriale dei personaggi del gioco, andando a creare un connubio indissolubile e una narrazione ben oltre la semplice trama principale.

the last of us joel ellie

Come gli appassionati già sapranno, The Last of Us non brilla per originalità in quanto a storia, in quanto racconta semplicemente di un mondo post-apocalittico colpito violentemente da un virus fungino denominato Cordyceps (che tra l’altro esiste realmente) che ha trasformato le persone nei cosiddetti Clicker. Di incipit simili se ne sono visti sicuramente a decine, ma l’opera di Neil Druckmann riesce a essere unica in quanto non concentra tutti gli sforzi sulla vera minaccia del mondo, ossia i Clicker, ma piuttosto vira prepotentemente sui protagonisti della vicenda e sulla psicologia delle loro azioni, oltre a esplorare il burrascoso passato che sono costretti a portarsi dietro come un doloroso fardello.

Narrazione scorrevole e numerosi easter-egg

Sin dai primi istanti, abbiamo notato quanto questo prodotto fosse pensato non solo per chi fosse già fan della serie ma anche per chi non conosce approfonditamente la saga videoludica e, allo stesso tempo, vuole osservare qualcosa di ben fatto e senza troppi giri di parole. The Last of Us riesce quindi a ottenere una narrazione scorrevole, nonostante la durata piuttosto importante di alcuni episodi, senza lasciare nulla al caso e approfondendo gli aspetti principali della narrazione. Se già alla base c’era comunque una storia ben scritta e raccontata nei minimi dettagli, con la serie si è riusciti a enfatizzare quanto più possibile i caratteri dei personaggi.

Non potevano mancare, ovviamente, numerosi rimandi alla serie videoludica, che i più attenti non avranno difficoltà a scoprire. La vera chicca però è il coinvolgimento dei doppiatori ufficiali di Joel ed Ellie, che interpretano due personaggi secondari piuttosto fondamentali per la storia e che scoprirete durante la visione.

the last of us ellie
the last of us joel

Joel ed Ellie possiedono, almeno apparentemente, due caratteri molto differenti. Da un lato abbiamo un padre di famiglia assetato di rabbia e ormai quasi completamente privo di empatia e sensibilità a causa di un passato tragico mentre dall’altro troviamo una giovane ragazzina con la testa sulle spalle e la mente di una persona adulta, che ha imparato in fretta a sopravvivere e scoprirà sempre di più come il mondo sia ancora più pericoloso della prigione in cui è stata rinchiusa per anni. Questo connubio si tramuterà in un rapporto inizialmente molto distante ma che con il tempo diventerà quasi come se non si fosse mai perso.

Meglio il videogioco o la serie TV?

Chi non ha ancora avuto modo di guardare dall’inizio la serie potrebbe chiedersi: “Meglio il videogioco o la serie TV?“. La risposta potrebbe risultare immediata, ma in realtà è più complicata di quanto possa sembrare. Videogioco e serie TV sono due mezzi espressivi completamente diversi, dove da un lato abbiamo la necessità di coinvolgere il giocatore attraverso azioni e scelte che è possibile compiere fisicamente per proseguire nella storia mentre dall’altro c’è il bisogno di orchestrare una narrazione che ha il compito di non annoiare lo spettatore ma anzi di coinvolgerlo all’interno della trama.

Sicuramente i due medium riescono a collimare su diversi elementi comuni riguardo la storia principale, che nella serie TV possiamo ammirare con una fedeltà 1:1 rispetto al videogioco, ma è evidente (per chi conosce sia videogioco che serie TV) che nella trasposizione televisiva sia stato necessario intervenire su determinate scene affinché la narrazione non risultasse troppo stucchevole ma che, invece, creasse un unico fil rouge che comunque non facesse pensare di trovarsi di fronte a un prodotto differente dal videogioco. Su questo, Neil Druckmann è stato sicuramente accurato nelle scelte, proponendo episodi mai banali e particolarmente coinvolgenti, conditi con colpi di scena che rendono la narrazione scorrevole e senza intermezzi noiosi.

the last of us serie tv vs videogioco

Se avete avuto già modo di giocare approfonditamente al videogioco, apprezzerete sicuramente la riproposizione di cutscene iconiche con attori in carne e ossa, dove l’emotività e l’espressività viene resa ancora più brillante grazie all’ottima capacità attoriale dei protagonisti e personaggi secondari. Non manca poi una colonna sonora basata principalmente su tracce da chitarra acustica che si accompagnano egregiamente allo scorrere della visione.

E’ possibile guardare la serie senza conoscere il videogioco?

Una delle domande che qualcuno potrebbe porsi è: “Chi non ha mai giocato al videogioco, può guardare la serie TV?“. La risposta è chiaramente sì. Per quanto l’opera televisiva si ispiri fortemente a quella videoludica, anche i più novizi al mondo di The Last of Us possono tranquillamente approcciarsi alla serie TV come se fosse un prodotto a se stante. Anzi, in certi casi la serie TV riesce ad essere un medium più funzionante per raccontare il viaggio di Joel ed Ellie e le vicissitudini che devono affrontare, oltre al fatto che il videogioco si concentra maggiormente sull’azione e non tanto sull’elemento cinematografico della trama, in quanto il giocatore è portato ad eliminare i Clicker che minacciano continuamente la salute dei due protagonisti, seppur comunque sia presente una forte componente narrativa.

Chi ha avuto modo di esplorare a fondo il titolo e ha guardato anche la serie TV avrà sicuramente notato come la serie non si focalizzi poi troppo sui Clicker ma piuttosto cerca di elaborare quelli che sono i rapporti interpersonali di Joel ed Ellie, oltre che esplorare la loro evoluzione all’interno di un mondo ormai alla deriva. Al contrario di quanto può essere un The Walking Dead, dove la figura dello zombie appare spesso come preponderante per lo sviluppo della trama, in The Last of Us si dedica maggiore spazio allo sviluppo dei personaggi, principali o secondari che siano.

the last of us serie tv clicker

Ritornando alla domanda iniziale, chi non ha mai giocato al videogioco può benissimo partire dalla serie TV e, successivamente, prendere in mano il videogioco. E’ chiaro, però, che iniziando dalla serie TV non si potranno cogliere tutte le differenze e i riferimenti all’opera originale, ma comunque resta un ottimo prodotto da poter ammirare anche da solo. La regia di Craig Mazin e Neil Druckmann gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo di questi primi 9 episodi, in quanto è possibile ammirare tutto ciò che è stato apprezzato con il videogioco ma con un’impostazione che permette di rendere alcune scene decisamente più drammatiche, altre più ironiche e offrire una libertà di sviluppo completa senza, però, snaturare l’essenza dei protagonisti stessi.

Di Marco Nisticò

Sviluppatore informatico, cerco sempre di stare al passo con i tempi in un mondo ormai circondato dalla tecnologia.

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