RetroConsole: Neo Geo X

DiMarco Nisticò

PUBBLICATO IL 10 Ott 2018 ALLE 16:00 - AGGIORNATO IL 15 Novembre 2018 ALLE 18:11

Oggi ritorna la nostra rubrica RetroConsole, in cui andremo a parlare del Neo Geo X, una tra le primissime console ibride della storia.

Quando si parla di Nintendo Switch, molti pensano ad una console rivoluzionaria, grazie alla sua natura ibrida. Forse però alcuni di voi non sanno che anni fa, precisamente nel 2012, uscì sul mercato una console prodotta da SNK che presentava anch’essa la possibilità di giocare sia in modalità fissa che portatile. Il suo nome era Neo Geo X. In questo articolo parleremo proprio di questa console, spiegando i motivi del suo insuccesso.

Specifiche tecniche

neo geo x contenuto

Neo Geo X era costituita da una base centrale, comprensiva di due porte USB per collegare fino a due controller. Questa base fungeva inoltre da dock, contenendo al suo interno la console portatile di Neo Geo, collegabile al televisore tramite HDMI. La Neo Geo X era dotata di un display da 4.3 pollici LCD con risoluzione 480×272 e un rapporto di 16:9. Un anno prima Sony rilasciava sul mercato la PSVita, console che purtroppo non ha avuto il successo che meritava. SNK dunque ha voluto proporre la sua console portatile, aggiungendo un’idea che fino a quel momento nessuno aveva mai avuto, ossia creare una console ibrida, che potesse essere usata sia come console portatile che fissa.

Il risultato fu una console che, con i suoi 2GB di memoria interna, poteva contenere un massimo di 20 titoli preinstallati, provenienti dalle saghe che nelle sale giochi hanno spopolato, come The King of Fighters o Metal Slug. Successivamente SNK ha rilasciato una serie di volumi, denominati Neo Geo X Classic, che includevano 3 titoli a testa ed aggiungevano altre ore di divertimento alla console. Dunque non era possibile aggiungere ulteriori giochi.

Tra le altre specifiche tecniche troviamo un collegamento jack da 3.5mm per le cuffie e uno slot per le microSD ma solo per i titoli con licenza SNK.

Successivamente venne rilasciata l’edizione definitiva denominata Neo Geo X Gold Limited Edition, che oltre a tutti gli elementi finora menzionati conteneva anche un arcade stick per poter giocare ai picchiaduro in stile cabinato. Tale stick era dotato di una levetta analogica a 8 vie e quattro pulsanti azione. Per collegare il controller bastava semplicemente utilizzare le porte USB in dotazione.

Neo Geo X Gold
Contenuto della Neo Geo X Gold Limited Edition

A livello di design, il Neo Geo X era praticamente identico al primissima Neo Geo AES, con l’unica differenza che in questo caso la base funge anche da dock station per la versione portatile, oltre che usarla per caricare la batteria della console.

Giocare ai vecchi titoli per cabinati su una console portatile o sul proprio televisore era il sogno di qualunque amante del retrogaming. Sfortunatamente la console non ha avuto successo per svariati motivi.

I motivi del suo insuccesso

Per quanto l’idea del Neo Geo X fosse effettivamente rivoluzionaria, non è riuscita a far breccia nei videogiocatori. Un primo motivo è sicuramente il prezzo esorbitante della console stessa, che ai tempi ammontava sui 300-350€. Trattandosi di una console destinata esclusivamente al retrogaming, rimaneva difficile venderne molte unità a questa cifra. In aggiunta poi c’era il prezzo per le collane di giochi, dove si arrivava a spendere anche 100-150€ per singolo volume. E’ chiaro come il pubblico a questo punto preferisse spostarsi su console ai tempi più abbordabili come PSVita o Nintendo 3DS. Ancora oggi la console si può trovare a prezzi veramente alti.

Un altro motivo che non ha portato il Neo Geo X sulla vetta del mercato può riguardare le sue dimensioni. Se la console portatile risultava decisamente compatta e comoda da portare in giro, non si può dire lo stesso della dock station. Se si va a confrontare la grandezza della base con quella di uno degli arcade stick, praticamente sono uguali. Quindi non sarebbe stata molto facile da posizionare o comunque da trasportare.

Concludiamo parlando del parco titoli. Sappiamo tutti quanto SNK sia stata un’azienda di successo per quanto riguarda i titoli da cabinato degli anni ’90/2000. Basti pensare a nomi tipo Samurai Showdown, di cui ricordiamo sta per uscire un suo remake spirituale, Garou Mark of The Wolves, Metal Slug o Double Dragon. Chiunque ricorderà sicuramente le ore e i soldi spesi nelle sale giochi cercando di battere l’ultimo boss e conquistarsi la fama di tutti coloro che ci osservavano stupiti mentre riuscivamo a proseguire dove altri avevano fallito. Per questo non riusciamo a capire come SNK abbia voluto dotare la console di soli 20 titoli iconici, più i 15 derivanti dai successivi volumi. Con una varietà di titoli così immensa si sarebbe potuta creare una console portatile degna di questo nome. Un vero cimelio del retrogaming da custodire con cura. Invece ci si è trovati di fronte ad un’idea innovativa, sfruttata veramente poco.

Neo Geo X fu l’ultima console prodotta da SNK, dato lo scarsissimo risultato in termini di vendite. Proprio in questo periodo l’azienda ha cercato di rilanciarsi sul mercato con il Neo Geo Mini, cavalcando l’effetto nostalgia iniziato da Nintendo. Al momento però SNK si dedica solamente al mercato software, senza nessuna console in programma. E voi avete mai posseduto un Neo Geo X?

Di Marco Nisticò

Sviluppatore informatico, cerco sempre di stare al passo con i tempi in un mondo ormai circondato dalla tecnologia.

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