Recensione Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta, un nuovo fantastico viaggio

DiMarco Nisticò

PUBBLICATO IL 9 Ott 2018 ALLE 16:00 - AGGIORNATO IL 19 Agosto 2019 ALLE 13:52

Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta conferma il fatto che la saga è destinata ad andare avanti con forza e grinta da vendere. Nella recensione completa analizzeremo ogni aspetto del gioco.

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Ci sono storie che non lasciano il segno mentre altre vale la pena di raccontarle al pubblico. Questo è il caso di Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta, nuova iterazione di una delle saghe JRPG più famosa al mondo. Iniziata su NES nel 1986 con il primissimo capitolo, per anni Dragon Quest ha conquistato il cuore dei videogiocatori, grazie a storie sempre coinvolgenti e personaggi carismatici. Nel nuovo capitolo, di cui vi proponiamo oggi la recensione completa, ritroviamo nuovamente tutti quegli elementi che hanno fatto il successo della saga. Una trama ben raccontata, una grafica cartoonesca graziosa e personaggi ben bilanciati sono gli elementi chiave di un gioco che vi terrà impegnati per diverse ore. Ma vediamo insieme i dettagli di questo Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta.

L’inizio di un lungo viaggio

La nostra avventura inizia nel villaggio di Roccapietra, nella regione di Erdrea. E’ in questa piccola cittadina, popolata da pochissimi abitanti, che dovremo scegliere il nome del nostro alter ego e partire subito all’avventura. Durante i primi minuti faremo la conoscenza di Gemma, una nostra cara amica che conosciamo da quando siamo piccoli.

Il viaggio inizia quando veniamo a conoscenza che il nostro personaggio in realtà è Il Lucente, una divinità che molti anni prima salvò proprio Roccapietra dalla rovina e dall’oscurità. Inizialmente il nostro compito sarà quello di dirigerci a Hellador per incontrare il re di questa città. Sfortunatamente l’incontro non va a buon fine e il re ci vedrà solamente come una minaccia, mettendoci in prigione. Qui incontreremo uno dei nostri compagni di viaggio, ossia Erik, che deciderà di seguirci. Da qui dovremo cercare di nasconderci dalle guardie di Hellador, intente a catturarci.

La storia non colpisce tanto per originalità, quanto per il modo in cui viene raccontata, attraverso dialoghi comprensibili e personaggi dalle personalità ben definite. Per quanto inizialmente sembra che la trama non sia così profonda, man mano che si prosegue ci si rende conto di quante sfaccettature bisogna tener conto.

Sistema di gioco semplice ma efficace

Per giungere da una città ad un’altra, dovremo attraversare percorsi dalle ambientazioni molto differenti tra loro. Ci capiterà di percorrere strade boschive oppure sentieri completamente deserti. Fortunatamente ci verrà offerta la possibilità di poter utilizzare un cavallo, richiamabile tramite dei punti specifici sulla mappa, che ci permetterà di spostarci più velocemente. Il gioco inoltre non permette di salvare in ogni instante ma bisognerà raggiungere delle particolari statue per la preghiera, in cui oltre al salvataggio di gioco potremo rimuovere i malus dai membri del team.

L’unico denominatore comune tra i vari ambienti è la presenza di svariati mostri che incontreremo nel nostro cammino. Potremo liberamente decidere se affrontarli o meno, semplicemente andandogli incontro. Bisogna comunque stare attenti al fatto che potrebbero essere gli stessi mostri a scagliarsi contro di noi, avviando la battaglia.

Gameplay

Il sistema di combattimento è piuttosto basilare e si basa su un sistema a turni. Durante ogni turno potremo decidere se effettuare un semplice attacco utilizzando l’arma equipaggiata in quel momento oppure scagliare un’abilità addosso ai nemici. Se preferite un combattimento più immediato, potete impostare una tattica di gioco, che eseguirà delle azioni in maniera completamente automatica. Facendo in questo modo però si andrà a perdere parte del divertimento offerto dal titolo, oltre alla pura e mera fase esplorativa. Sfortunatamente i combattimenti risultano davvero troppo semplici, anche nelle fasi più avanzate. Non risulterà esserci una vera e propria difficoltà nell’affrontare i nemici, boss inclusi. Già dopo qualche ora saremo in grado di uccidere anche i boss più resistenti senza rischiare di perdere la partita.

Una volta vinta la battaglia, l’intero team otterrà dei punti esperienza, che permetterà ai singoli personaggi di salire di livello, e delle monete d’oro, utili per acquistare oggetti ed equipaggiamento dai mercanti. Tramite il menù delle impostazioni è possibile accedere molto semplicemente alla scheda abilità di ogni personaggio e al profilo di equipaggiamento. Ogni livello, oltre ad aumentare le statistiche di base, conferirà dei punti abilità, che potranno essere spesi per attivare dei potenziamenti speciali per armi ed abilità. L’equipaggiamento potrà essere modificato in ogni momento, tramite il menù delle opzioni. Dopo le prime ore di gioco sarà possibile utilizzare la Forgia da Viaggio e il Martello Tascabile, strumento indispensabili per creare oggetti unici e dalle caratteristiche migliorate. Questo sistema di crafting è veramente semplice da utilizzare e potrà essere fatto solamente in zone specifiche, ovvero quelle nei pressi di un punto di salvataggio.

Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta offre una gran varietà di mostri, dallo stile davvero singolare e con attacchi unici. In ogni percorso è presente un discreto numero di mostri da poter fronteggiare, utili per poter aumentare il livello del team più rapidamente. In tutto il gioco offre oltre 300 specie differenti di nemici. Ci sono inoltre alcuni mostri che possono rilasciare degli oggetti particolari, utili a completare delle missioni secondarie. Infine è possibile incontrare dei nemici cosiddetti dorati, che se sconfitti possono essere controllati dal giocatore. In questo modo, oltre ad aumentare la diversità di gameplay, è possibile raggiungere aree od oggetti della mappa altrimenti inaccessibili a piedi.

Mappa

Parlando delle varie zone della mappa, possiamo dire sono piuttosto lineari. E’ praticamente impossibile sbagliare strada durante la transizione da una città ad un’altra, anche perché i percorsi alternativi sono estremamente limitati.

Durante le sessioni di gioco ci imbatteremo in porte che non potranno essere aperte, a meno di trovare delle specifiche chiavi in momenti successivi. Queste porte solitamente nascondono tesori molto importanti. Dunque il giocatore sarà costretto a ritornare in seguito a percorsi che ha già attraversato, con il solo ed unico scopo di recuperare forzieri altrimenti inaccessibili inizialmente. Ciò potrebbe risultare abbastanza frustrante e tedioso per coloro che non amano esplorare a fondo le mappe di gioco.

Le città sono comunque ricche di missioni secondarie, ben diversificate e che allontanano momentaneamente il giocatore dall’esperienza principale. Ci ritroveremo a dover recuperare un gatto in cima ad un tetto oppure rimediare dei materiali particolari per forgiare un anello di fidanzamento. Rimane comunque divertente esplorare le città principali, sia per ricercare informazioni dai vari NPC sparsi per le vie e le strade che per le piccole missioni extra che aumentano la longevità del titolo, che si attesta sulle 30-40 ore solo per la storia principale e che diventano leggermente di più se ci si concentra anche sulle missioni secondarie.

dragon quest xi screenshot 22

Stile artistico d’impatto

Lo stile grafico di Dragon Quest ha sempre avuto un forte impatto visivo, sin dai primi capitoli. Con Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta si è continuati per la stessa strada, proponendo una grafica pulita, colorata e con personaggi cartooneschi ben realizzati. I modelli dei personaggi sono vari, sia nella fisicità che nell’abbigliamento. Non troverete mai due modelli identici in tutta l’avventura.

Noi abbiamo apprezzato particolarmente lo stile artistico del titolo, che ricordiamo essere curato nientemeno che da Akira Toriyama, autore di manga come Dragon Ball e Blue Dragon. E’ evidente infatti l’influenza di questo artista, a partire dai forti contrasti cromatici fino ad arrivare ai modelli del viso.

Parlando invece delle ambientazioni,  possiamo dire che il risultato è ben riuscito. In alcuni momenti vi ritroverete davanti a dei panorami mozzafiato, con degli squarci delle città veramente suggestivi. Anche qui la diversificazione degli ambienti è un aspetto preponderante, proponendo percorsi sempre diversi e mai simili, lasciando al giocatore la sensazione di stare scoprendo sempre qualcosa di nuovo. E’ proprio questo uno degli elementi che spinge il giocatore a voler continuare la sua avventura.

Verdetto

Dragon Quest XI: Echi di un’era perduta non è solo un videogioco. E’ una storia tutta da scoprire, come un libro di fiabe da sfogliare pagina per pagina, in attesa del lieto fine. Accompagnato da colonne sono azzeccate, una grafica ottima e una trama ben architettata, il titolo sa catapultare il giocatore in un’esperienza davvero senza precedenti. Dragon Quest dunque si conferma ancora una volta uno tra i migliori JRPG che attualmente è possibile giocare, nonostante qualche difetto lato gameplay.

Il titolo è disponibile su PC e PS4 al prezzo di circa 60€.

PRO CONTRO
– Graficamente ispirato – Difficoltà di gioco molto bassa
– Narrazione ottima – Sistema di combattimento divertente ma troppo semplificato
– Grande varietà di nemici, oggetti e missioni – Rigiocabilità praticamente nulla
Trama: 8/10

Gameplay: 7/10

Grafica: 9/10

Longevità: 8./10

VOTO FINALE: 8/10

Di Marco Nisticò

Sviluppatore informatico, cerco sempre di stare al passo con i tempi in un mondo ormai circondato dalla tecnologia.

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